Memorie-2018

 

 

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DA ROMA ALLA TERZA ROMA

XXXVI SEMINARIO INTERNAZIONALE DI STUDI STORICI

Campidoglio, 21-22 aprile 2016

 

Petrov-Ju.A. - CopiaJurij Petrov

Direttore dell’Istituto di Storia russa

dell’Accademia delle Scienze di Russia

Mosca

 

MIGRAZIONI NELL’IMPERO RUSSO, IN URSS E NELLA FEDERAZIONE RUSSA*

 

 

Sommario: 1. Emigrazione. – 2. Immigrazione (arrivo in Russia). – 3. Migrazioni interne: l’esempio della Crimea.

 

 

Gli spostamenti migratori della popolazione hanno caratterizzato la storia russa sin dai primi momenti della formazione dell’organismo statale. Tuttavia si hanno dati statistici affidabili solo a partire dal XIX secolo. In questo intervento mi vorrei soffermare brevemente, per necessità, sulle tre principali epoche della storia russa degli ultimi 200 anni (Impero russo, Unione Sovietica e Federazione Russa). Concentrerò l’attenzione sulle tre direzioni dei flussi migratori: lo spostamento oltre i confini del Paese (emigrazione), l’arrivo in Russia di cittadini stranieri (immigrazione) e gli spostamenti della popolazione all’interno dei confini dello Stato (migrazione interna).

 

 

1. – Emigrazione

 

La libera uscita dai confini dell’Impero russo era stata permessa solo nel 1801, durante il regno di Alessandro I. L’emigrazione prerivoluzionaria si distingue, in base alla tipologia degli emigranti, in:

- economica o professionale (tra la seconda metà del XIX secolo e l’inizio del XX circa 4,5 milioni di persone si sono trasferite in USA, Canada, Argentina, e nell’Europa Occidentale). L’emigrazione professionale aveva un carattere temporaneo: partivano generalmente gli uomini, senza le famiglie, per raggiungere Germania o Austria, dove venivano impiegati in lavori agricoli;

- religiosa (ha coinvolto i movimenti religiosi e le sette, coloro che erano perseguitati in Russia: Mennoniti, Duchobory, Molokani, Vecchi credenti);

- etnica (dopo l’insurrezione del 1863 ha lasciato la Russia un numero notevole di Polacchi; dopo il 1864, in seguito alla disfatta nella Guerra del Caucaso, da quelle zone di alta montagna sono emigrate, oltre i confini dell’Impero, 470 mila persone, dirette prevalentemente in Turchia; a partire dagli anni’70 del XIX secolo c’è stata l’emigrazione degli ebrei, divenuta più massiccia in seguito all’ondata di persecuzioni dei secoli XIX-XX, che inizialmente era diretta verso gli Stati Uniti);

- politica (gli emigranti politici hanno cominciato a lasciare la Russia dalla prima metà del XIX secolo, di regola illegalmente, per raggiungere principalmente Francia e Gran Bretagna; gli emigrati più noti sono stati А.I. Herzen e V.I. Lenin).

Inoltre occorre segnalare le emigrazioni temporanee (stagionali) della nobiltà in Italia e in Francia, per riposare, curarsi e per turismo, e quelle per studio e istruzione, che hanno interessato principalmente studenti. Si può comunque affermare che l’emigrazione ai tempi dell’Impero non ha inciso in modo rilevante sul numero complessivo della popolazione.

Nel periodo sovietico, in seguito ai tragici eventi della nostra storia, il quadro è cambiato radicalmente. Per le migrazioni al di fuori dei confini dell’URSS si possono evidenziare tre ondate:

1. anni 1917-1940: emigrazione “bianca”, conseguenza della Guerra civile (gli emigranti erano rifugiati). Nel periodo che va dal 1918 al 1924, si stima che l’emigrazione interessò da 1,4 a 3 milioni di persone;

2. anni 1941-1956: dopo la Seconda Guerra Mondiale si è cominciato a parlare di ‘persone trasferite’, forzatamente esiliate in Germania o anche partite volontariamente al seguito dell’esercito tedesco in ritirata (secondo i dati del Tribunale di Norimberga si trattava di 4 milioni e 979 mila persone);

3. anni 1956-1989: emigrazioni prevalentemente politiche, con una forte componente etnica (l’emigrazione degli ebrei ha coinvolto circa 500 mila persone).

Dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica, la registrazione degli emigranti ha avuto inizio nel 1993. L’emigrazione degli anni ’90 è stata principalmente economica, a ragione del peggioramento della qualità della vita. In relazione a questa ondata, si stima che siano emigrate 800 mila persone, fino al 2002. Le destinazioni erano USA, Canada, Europa Occidentale e America Latina.

Agli inizi degli anni 2000 l’emigrazione dalla Russia ha subito una brusca frenata, grazie ad una congiuntura economica e politica positiva. Dal 2010 si osserva una nuova accelerazione dei processi migratori in uscita. Particolarmente rilevante, in questo periodo, risulta essere il flusso verso i Paesi della CSI. Nel 2014, 308 mila persone hanno lasciato la Russia: di queste, 266 mila si sono stabilite nella CSI. Contemporaneamente cresce, però, anche il numero di coloro che arrivano dai Paesi della CSI; ciò a testimonianza del generale intensificarsi delle dinamiche migratorie. Il primo posto, sia per numero di partenze sia per quello degli arrivi, è occupato dall’Uzbekistan.

 

 

2. – Immigrazione (arrivo in Russia)

 

Nel periodo imperiale la Russia ha accettato di buon grado l’arrivo e lo stabilirsi degli stranieri nel suo territorio. In testa ai processi di immigrazione, per dimensione, c’era il trasferimento dei coloni agricoli dalla Germania, ma arrivarono anche imprenditori, ingegneri, militari, esponenti delle arti (architetti, scienziati, musicisti, pittori), dell’aristocrazia, come conseguenza di matrimoni dinastici.

Dopo la Campagna napoleonica del 1812 molti prigionieri francesi si sono stabiliti in Russia volontariamente. Una categoria particolare di immigrati era rappresentata dai rifugiati provenienti dall'Impero Ottomano, dall'Armenia e dalla Grecia, che generalmente si sono stabiliti nel Caucaso.

Nel periodo sovietico l’entrata nel Paese era rigidamente controllata dallo stato; l’immigrazione volontaria era pressoché inesistente. Dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica il quadro è mutato radicalmente. La Federazione Russa occupa il secondo posto al mondo per numero assoluto di immigrati dopo gli Stati Uniti (457 mila persone secondo i dati del 2014). La quota dei Paesi della CSI, nella struttura generale dei flussi migratori, rappresenta il 90% (‘strascico imperiale’). Tra i Paesi dell’‘estero lontano’ le prime posizioni sono occupate (in ordine decrescente) da Cina, Vietnam e Turchia. Nel 2015, a causa dei tristemente noti eventi accaduti nell’Ucraina orientale, si è intensificata l’emigrazione dall’Ucraina verso la Russia: si sono trasferiti circa un milione di Ucraini. 

Secondo i dati del Servizio Federale per le Migrazioni (ФМС), nel gennaio 2015 si trovavano in Russia 2,2 milioni di cittadini uzbeki, circa un milione di cittadini tagiki, 600 mila cittadini kazaki, 545 mila cittadini kirghizi e circa 25 mila cittadini turkmeni. Dunque, risiedono in Russia circa 4,6 milioni di fuoriusciti dai Paesi dell’Asia Centrale, che sono rimasti nonostante le difficoltà economiche (calo del rublo) e l’inasprimento della politica per le migrazioni (lotta contro l’immigrazione clandestina). La presenza di queste persone in Russia è accompagnata dalla crescita della criminalità e, in conclusione, genera sentimenti xenofobi nella società russa. Tuttavia, in condizioni di crisi demografica, il Paese non può fare a meno dell’afflusso di forza lavoro straniera. Peraltro, devo sottolineare che l’integrazione degli stranieri in Russia avviene con discreto successo, soprattutto se si pensa alla grave crisi migratoria in Europa Occidentale.

 

 

3. – Migrazioni interne: l’esempio della Crimea

 

I rilevanti spostamenti di popolazione all’interno dei confini dello stato hanno sempre rappresentato una particolarità della storia della Russia, il cui territorio, dal XIV secolo in poi, ha subito un inarrestabile ampliamento, trasformandosi da piccolo principato alla periferia dell’Europa a impero continentale mondiale. L’annessione dei nuovi territori è stata sempre accompagnata da un intenso processo migratorio della popolazione russa verso le regioni limitrofe e dall’integrazione della popolazione locale nello spazio politico e culturale comune russo. Esaminiamo questi processi sull’esempio della Crimea, annessa alla Russia nel XVIII secolo, in seguito alle guerre con l’Impero Ottomano.

Principalmente la Crimea era abitata da Tartari (86% della popolazione), sebbene alla fine del XVIII secolo più di 100 mila tartari fossero emigrati in Turchia. Alla fine del XIX secolo le autorità russe hanno stabilito condizioni vantaggiose per i Cristiani che si trasferivano nella penisola: essi erano esonerati per tre anni dal pagamento delle tasse.

Alle porte della Guerra di Crimea (1853-1856) l’attiva propaganda del governo turco e delle autorità religiose musulmane a sostegno dell’idea di un’imminente conquista della Crimea da parte dell’Impero Ottomano, ha avuto notevole influenza sulla popolazione tartara. Quando fu chiaro che la Crimea sarebbe rimasta parte del territorio russo, si rafforzò la tendenza nella popolazione musulmana ad emigrare in Turchia, dove si professava la stessa religione. Tanto più che agli emigranti provenienti dalla Crimea erano state promesse, in Turchia, condizioni estremamente favorevoli e terre (queste promesse, per molti versi, risultarono essere infondate). In seguito a questa emigrazione la composizione etnica della popolazione della Crimea è cambiata. Fino al 1860 l’idea del trasferimento in Turchia ha attratto una grande parte della popolazione musulmana della Crimea. Il calo della popolazione tartara è stata notevole: nel 1860 è diminuita di 116,6 mila persone (da 306 mila persone si passò a 189,4 mila).

Nel 1864 i Tartari di Crimea costituivano il 50,3% della popolazione, i Russi e gli Ucraini il 28,5 %, i Greci il 6,5 %, gli Ebrei il 5,3 %, gli Armeni il 2,9 %, i tedeschi il 2,7 %. I Tartari erano, in totale, appena un terzo di tutti gli abitanti delle città: nelle città i più numerosi erano i Russi e gli Ucraini, che costituivano il 36% della popolazione.  Sebbene i Tartari in Crimea continuassero ad essere l’etnia più numerosa, nel 1897 la loro incidenza è diminuita bruscamente al 35,6% (194,4 mila uomini).  Il calo è stato, innanzitutto, conseguenza del trasferimento in Crimea di altre etnie.  L’incidenza degli Ucraini, seppure rimanendo di molto inferiore a quella dei Russi (33%) - che, per numero (181 mila persone), erano solo poco meno numerosi dei Tartari - è cresciuta molto, arrivando al 12%.

Un evento migratorio molto rilevante per la Crimea sovietica è stato rappresentato dalla deportazione, nel 1944, di oltre 200 mila Tartari di Crimea nelle Repubbliche dell’Asia Centrale, in quanto accusati di collaborazionismo con l’esercito tedesco, durante l’occupazione della Crimea. Successivamente, fino al 1989, i Tartari di Crimea non erano neppure segnalati nei censimenti della popolazione dell’URSS, anche se formalmente questo popolo è stato riabilitato nel 1956. Durante la Perestrojka i Tartari di Crimea sono stati riabilitati politicamente ed è stato permesso loro di tornare. Nel 2000, in Crimea, abitavano circa 250 mila Tartari; dopo l’annessione della Crimea alla Russia, nel 2014, la lingua dei Tartari di Crimea è stata riconosciuta come una delle tre lingue di stato della penisola. Secondo le stime ufficiali, dopo il 2014 sono emigrati dalla Crimea in Ucraina 7-8 mila tartari. In base al censimento del 2014 la popolazione della Crimea risulta formata da tre nazionalità principali: i Russi costituiscono il 65%, gli Ucraini il 16%, i Tartari il 12%.

Così, alla fine di una lunga evoluzione storica, si è formata la struttura nazionale della popolazione della Crimea, prevalentemente costituita da russofoni. Questo fatto ha determinato i risultati del referendum del 2014 sull’annessione della Crimea alla Federazione Russa.

 

[Traduzione dal russo di CATERINA TROCINI]

 

[Un evento culturale, in quanto ampiamente pubblicizzato in precedenza, rende impossibile qualsiasi valutazione veramente anonima dei contributi ivi presentati. Per questa ragione, gli scritti di questa parte della sezione “Memorie” sono stati valutati “in chiaro” dal Comitato promotore del XXXVI Seminario internazionale di studi storici “Da Roma alla Terza Roma” (organizzato dall’Unità di ricerca ‘Giorgio La Pira’ del CNR e dall’Istituto di Storia Russa dell’Accademia delle Scienze di Russia, con la collaborazione della ‘Sapienza’ Università di Roma, sul tema: MIGRAZIONI, IMPERO E CITTÀ DA ROMA A COSTANTINOPOLI A MOSCA) e dalla direzione di Diritto @ Storia]

 

 

 



 

* In corso di pubblicazione in. Index. Quaderni camerti di studi romanistici. International Survey of Roman Law 46 (Napoli 2018).